mercoledì 29 maggio 2013

Unione Europea, disgregazione morale.

Possiamo mortificarci di fronte a capacità produttiva, vergognarci di sistemi criminali e di corruzione unici per struttura e radicamento. Possiamo (e dobbiamo) fare mea culpa su molti temi. Ma non smetterò mai di provare il MASSIMO ORGOGLIO DI ITALIANO quando si tratta di considerazione della vita umana. Ogni anno l'Italia accoglie dalle 20 alle 30mila persone prive di documenti o di permessi di soggiorno. Molte di queste vengono raccolte in mare e, quando non è troppo tardi, salvate da una morte certa. Una morte di cui pochi altri paesi, oltre al nostro, avrebbero parlato nei propri media. 

Fa riflettere, invece, che un quotidiano tedesco trovi notiziabili le affermazioni del ministero dell'interno tedesco, secondo il quale avremmo aiutato 300 clandestini a raggiungere la Germania. Cosa che, come spiega un senatore, li condannerebbe a vivere in condizioni disperate e senza nessun tipo di aiuto. Cioè loro dicono: avete voluto liberarvi di 300 clandestini (n.d.su 25mila immigrati l'anno), li avete mandati da noi (n.d. perché probabilmente quella era la loro meta originale) e siete senza cuore perchè noi li faremo morire di fame.

A questo punto rifletto sul recente invito del Presidente della Repubblica a lavorare per un'Unione politica Europea. Signor Presidente della Repubblica, mi faccia il piacere di smarcarsi da illusioni europeiste che non riflettono la realtà: smetta di sventolare il drappo dell'unione politica, non fomenti progetti di un'impossibile unione fiscale, racconti la verità delle lobby, l'unica vera democrazia rappresentata a Bruxelles. Signor Presidente, io non mi unisco agli applausi che ha ricevuto per aver accettato la rielezione. Io volevo un presidente nuovo e la mia classe dirigente non è riuscita a darmelo. Lei è presidente (forse suo malgrado) in conseguenza di una incapacità politica del parlamento. La sua elezione è un fallimento del Paese. È un piano C, un'emergenza, di cui non si può essere fieri. E io non sono fiero di lei signor Presidente. Non per la sua persona, non per le sue capacità politiche, ma per il semplice fatto che la sua elezione è un sintomo, mentre al Paese serve una cura.
Mi faccia ricredere, la prego. Vada in conferenza stampa, sbatta i pugni sul tavolo e urli che SENZA UNIONE MORALE NON PUÒ ESSERVI UNIONE DI NESSUN TIPO.