giovedì 23 febbraio 2012

Ossitocina: come 9 aminoacidi sanno amare più di un uomo medio del 2000



L'ossitocina è un ormone secreto dalle donne in momenti particolari della propria vita: relazione sessuale, gravidanza, allattamento. Oltre ad avere una funzione meccanica (agiscono sui muscoli dell'utero rilassandoli), come altri ormoni dialogano con il cervello. Che significa? Tecnicamente, hanno dei recettori nell'area limbica del nostro cervello. Cos'è l'area limbica? Beh è una sorta di velo steso sulla nostra corteccia cerebrale, tanto sottile quanto vitale. Sì perché è lì che il cervello unisce sensazioni e ricordi regalandoci delle emozioni. Si va dalle cose più elementari come l'appetito - ovvero il ricordo del piacere di mangiare che ci stimola a farlo e senza il quale moriremmo di fame - fino a cose più complesse come sensazioni "proustiane" legate ai profumi o ai luoghi della nostra infanzia. Passando naturalmente dal sesso. L'ossitocina in particolare pare essere responsabile del concetto di vita insieme all'altro, del concetto di famiglia. Chiunque ritiene che l'uomo, in quanto animale, sia fatto per vivere liberamente e procreare il più possibile (concetto in voga negli anni sessanta e in qualche modo ancora molto presente anche se molto meno applicato) dovrà considerare che nella donna vi è un elemento strutturale che le attribuisce una prospettiva radicalmente opposta, un elemento che la predispone a ciò che forse in segreto tutti gli uomini desiderano di più, un sentimento d'amore unico e indissolubile.

Certo, la realtà non si spiega semplicemente con le leggi chimiche dell'essere umano e le relazioni sentimentali generano infinite difficoltà anche a causa delle donne. Quali sono quindi i fattori di disturbo? Sono anch'essi di natura biologica? Si tratta di cultura? Un discorso troppo complesso da affrontare in poche righe. Fermiamoci alla (ri)scoperta dell'ossitocina.

Questo post è stato ispirato da questo tweet.

domenica 19 febbraio 2012

Cos'è il blues?


Il blues non lo spieghi.
Se qualcuno esordisce come fece una sera Hoowlin' Wolf molti anni fa, dicendo. "Ti dirò io che cos'è il blues" non ascoltarlo. Niente di quello che dirà sarà mai totalmente vero. Potrà aiutarti a capire, forse. Ma non potrà spiegartelo fino in fondo.

Ci sono cose, poche cose, che non possono essere spiegate e il blues è una di queste. Non è un oggetto, non è qualcosa di tangibile. Non si esaurisce in uno stato d'animo. Gli stati d'animo, le emozioni, quelli più o meno puoi inquadrarli, li puoi incasellare nella mente. Se sei innamorato impari a riconoscerlo, sai cosa provi e cosa puoi aspettarti di provare. Se sei triste sai cosa significa essere tristi. La depressione, l'euforia, la noia. Tutte cose che tutto sommato potresti descrivere. Il blues è qualcosa di mille volte più complesso.

Tecnicamente è un genere musicale. Questo è un aspetto che con un minimo sforzo possiamo cogliere. E' la successione di tre livelli di armonia che conservano la medesima distanza in frequenza. Solitamente in Mi maggiore, spesso in Sol. 12 misure e un rientro. Tuttavia nessuna competenza musicale e nessun conservatorio potrà mai rispondere realmente alla domanda "che cos'è il blues?". Sì, perché il problema è che da questo semplice schema musicale nasce un universo destinato a divorare fette di nulla e non ci è dato sapere quando questa cosa finirà.

Da quando esiste, per quanto ne so, il blues non ha mai smesso di rinascere.  Ecco perché non credo si possa dire che il blues sia stato inventato, e perché piuttosto credo che si sia rivelato. Come si rivela un pozzo di petrolio sotto metri di pietra e metallo, come scopriamo in noi un istinto primordiale o come si palesa un'indicazione divina.

Nella sua concezione più ampia il blues ha a che fare con la tristezza d'animo. Potrebbe anche essere vero. Ma come si spiega allora che chi suona o chi ascolta blues, nel momento in cui lo fa, prova un senso di liberazione e di estraneazione dal resto delle cose che non gli dà il tempo di percepire nulla, figuriamoci la tristezza?

Certo qualcuno potrebbe rispondere che il blues, come ogni forma d'espressione artistica, è un meccanismo esorcista. Serve a placare qualcosa. Nel caso del blues però, serve a placare il blues. Malattia e medicina, allo stesso tempo. Non è un caso se questa tristezza, questo senso di angoscia, non sembra mai totale e evidente. Spesso addirittura si nasconde come polvere sotto un brioso tappeto di ritmi e melodie, entra nei polmoni senza che ce ne rendiamo conto. E' il caso, ad esempio, del bluegrass, del country blues. Più spesso avviene l'opposto: è la stessa malinconia a regalarci più o meno consapevolmente una sensazione di compiacimento. Insomma una cosa è certa: definire il blues partendo da concetti emotivi come angoscia, mal d'animo e sentimenti simili significa rinunciare a cogliere l'incredibile complessità del fenomeno.

Se lo guardiamo con occhi scientifici, il blues è un istinto. Un qualcosa in grado di conversare con le parti più profonde del nostro Io. Qualcuno lo sente più forte di altri, ma non ho mai conosciuto nessuno che di fronte al blues non si sia fermato e non abbia smesso di palare. Come il canto di una sirena. Quel divario tonale, quel cocktail di accordi sempre uguali, sono un linguaggio che ogni uomo, misteriosamente, comprende. Se suoni punk, musica classica, un pezzo reggae... beh allora ci sarà sempre una parte del pianeta in cui la gente ti ascolterà mormorando, con uno sguardo stranito. Con il blues, statene pur certi, questo non succederà.

Sì, il blues è il sogno di molti linguisti, un codice universale. Solo che le sue parole non hanno un significato. Non serve. Non servono parole. Come se il flusso sonoro del blues dicesse già tutto quello che serve dire. Per tutto questo ho smesso di chiedermi cosa sia il blues, preferendo abbandonarmi a lui. Qualcosa di molto simile a una fede religiosa, senza però alcuna ambizione ultraterrena.
Mi basta sapere che esiste.



Di seguito ho elencato una serie di articoli interessanti sul blues, sono di vario tipo: alcuni molto tecnici, altri storico-culturali, altri ancora, molto semplici e immediati, forniscono descrizioni di questo fenomeno più generiche.

Video-storia del blues- Molto esaustiva e ben fatta

Uno sguardo d'insieme

Il germe storico del sentimento "blue": la schiavitù

Un brano che in modo fantastico rende evidenti i legami del blues con la musica dell'africa nord-occidentale di cui è il prodotto. 

Definizione tecnica della "blue note"

Approfondimento tecnico del valore del blues

domenica 5 febbraio 2012

Mi Ami Ancora 2012. In scena agli East End Studios di Milano il rock indie italiano.


La prima notizia è che il rock è ancora, non solo vivo, ma in grandissima forma. La seconda notizia è che la passione per la musica è meglio di qualsiasi cappotto e non teme nessuna temperatura siberiana. Questo in estrema sintesi quello che ho potuto verificare assieme alle migliaia di ragazzi che ieri sera hanno riempito gli East End Studios di Milano in occasione del Mi Ami Ancora 2012.

La versione invernale del MiAmi, festival di musica indie made in Italy, ha fatto il pieno di appassionati in barba al termometro fermo sul -4 gradi e a una Milano luccicante di ghiaccio. Una selezione di band molto ben assortita, con qualche nota negativa certo, ma anche con punte di rock di indubbio potenziale. In testa al cartello, ormai affermati, Dente con il suo sound dolce e spensierato, il battito cupo - quasi satanico - dei sintetizzatori degli Aucan e i Selton nelle vesti di outsider della manifestazione.

Oltre a regalarvi un personale video di riassunto proverò a buttare giù qualche impressione su quanto ho potuto ascoltare.



PROMOSSI

Heike Has The Giggles
Avevo già potuto apprezzare il giovanissimo trio ravennate e le loro melodie punkrock semplici quanto potenti un paio di anni fa. Allora promuovevano il loro primo album, "Sh!", oggi sono già al loro secondo lavoro, ancora fresco di stampa, intitolato "Crowd Surfing" e l'impressione é che i ragazzi stiano facendo passi importanti verso la maturità. Colpevolmente l'organizzazione lascia loro non più di mezz'ora di palco... un vero peccato. Il pubblico era subito entrato in sintonia con i riff semplici quanto potenti del trio e non manca di manifestare il suo dissenso quando viene annunciato l'ultimo brano. Una prova comunque convincente. Voto 8

Selton 
Scoperti da Fabio Volo e originari del Brasile questo simpatico quartetto potrebbe raggiungere molto presto palchi importanti. Energia rock, ottime doti tecniche e una invidiabile e coinvolgente presenza scenica sono le loro carte. I Selton sono di quelle band che ascoltate dal vivo ti regalano un'esperienza più che una semplice esecuzione di brani. Ecco perché non importa molto se in alcuni casi la voce non è intonatissima e il sonoro non pulitissimo. Originali, energetici e con un'ottima pronuncia italiana nonostante siano stati "adottati" di recente. Voto 8,5

Nicolò Carnesi
Carnesi e i suoi musicisti vanno promossi per una semplice ragione: loro conoscono il significato della parola "show". Onestamente ho trovato troppo audace la scelta di indossare un bottle neck su chitarra acustica per poi andare in overdrive... il risultato pe i miei timpani era al limite della sopportazione. Decisamente troppo graffiante. Ma è stato senza dubbio tra i concerti più coinvolgenti di tutto il festival. Poi le canzoni, si sa, se sono belle si adattano a ogni vestito. Interessanti anche i testi. Voto 7

A Classic Education
Molta personalità espressa con un sound dolce ma mai mieloso, delicato ma mai noioso... e con una vena rock che non ha bisogno di distorsioni o linee di basso taglienti per pulsare. Questi ragazzi hanno il blues che sgorga da ogni poro e un sound che può non piacere ma che vale tutta l'attenzione del mondo. Un po' di presenza scenica e qualche ritmo in più avrebbe senza dubbio reso più memorabile la loro esibizione. Peccato. Voto 6,5


RIMANDATI

Aucan
Dovevano fare la parte principale del festival e a giudicare dalle reazioni del pubblico ci sono riusciti. Ecco alcuni tweet:

Aucan. Punto. 

Finalmente della musica che ti obbliga a rimanere fino alla fine del festival. Grazie,  ! 

 vi ho scoperti ieri al . bravi.


 big big big up!!!!! ieri sera avete gasato


Insomma la gente è entrata nel mondo Aucan. Sì perché questi 3 ragazzi di brescia non hanno solo un sound, ma un mondo intero, lì al centro tra chitarra, sintetizzatore e batteria. E allora perché rimandarli? Perché ho avuto l'antipatica sensazione che vi sia il sound senza l'anima. Che vi sia la ricetta senza la materia prima. Che per me nella musica si chiama melodia. Potremmo essere di fronte a un fenomeno musicale molto potente, ma potrebbe anche essere un suono che diventa stancante in poco tempo. Sono curioso, ma per ora non mi sento di promuoverli. Di certo è la cosa più originale che abbia sentito ieri sera. Voto 6

Gazebo Penguins
Un vero peccato che l'acustica dello showdei Gazebo abbia reso davvero difficile seguirli. La loro musica, già difficile da digerire, ha subito molto una regolazione dei volumi che mi è sembrata squilibrata. Voce da migliorare assolutamente ma anche linee cupamente melodiche e un batterista di tutto rispetto. Voto 5,5


BOCCIATI

Maria Antonietta
Maria Antonietta è stata una grossa delusione. Non credo servano molte parole per descrivere la sua performance e spiegare cosa non ha convinto. Autociterò un mio tweet: "Urla al microfono, graffi a una chitarra, capelli strani e sguardi psicopatici non fanno un artista". La cosa che più dispiace è che la potenza che ho avvertito nelle corde vocali di Maria Antonietta lascia pensare che le stonature e gli acuti tirati siano volontari, quasi una scelta estetica. Una scelta che per essere sostenuta ha bisogno di brani di livello nettamente superiore. Voto 4

Dente
Precisiamo subito: Dente è un grande autore e le sue canzoni le sa suonare alla grande. Il problema è molto semplice: non puoi suonare davanti a migliaia di persone come se stessi suonando davanti al camino del tuo salotto mentre i tuoi amici giocano a risiko. A questo aggiungici un'impressionante voglia di chiacchierare, snocciolando battute di dubbio gusto, come se il non essere divertente fosse parte del personaggio da interpretare... Apprezziamo la buona volontà ma no... la gente ieri bramava musica e Dente non ha saputo saziare il pubblico. O almeno questa è la mia umile opinione. Un po' più distorsione e meno parole avrebbero reso lo spettacolo molto migliore. Voto 5,5

News for Lulu
Ho ascoltato i News for Lulu per mezz'ora. Sono certo che loro fossero sul palco. Voglio dire, ho visto le loro sagome e i loro strumenti. Eppure nemmeno per un secondo posso dire con certezza di averli sentiti suonare. Anonimi, invisibili, inutili. Voto 3