domenica 9 gennaio 2011

Dimmi il latitante e ti dirò in che paese vivi

Chi sono i ricercati più pericolosi d'Italia? Che facce hanno? Cosa fanno? Al di là della remotissima possibilità di riconoscerli dovessi incontrarli per strada, conoscere le storie dei latitanti italiani più ricercati mi ha sempre incuriosito. Credo che aiuti a realizzare le reali condizioni di buona parte del paese.


Con i duri anni di repressione inflitti dallo stato a Cosa Nostra dal '93 a oggi, si è perso molto potere mediatico. Tolti dalla scena i principali boss, i Riina e i Provenzano, l'immagine dell'organizzazione non ha più trovato un vero volto in grado di penetrare e imprimersi nell'immaginario collettivo. Il che toglie concretezza al fenomeno criminale, ne facilita l'immersione, lo rende liquido e trasparente. Meno visibile.

Ecco quindi che quando hanno arrestato Lo Piccolo, nessuno al di là di siciliani e addetti ai lavori, sapeva chi fosse. Eppure era a capo di una delle principali organizzazioni criminali del paese quando è stato preso, in un momento delicato che vedeva Cosa Nostra affrontare il possibile rientro degli Inzerillo dagli Stati Uniti. Cosa che divideva l'organizzazione in favorevoli e contrari con un unico esito possibile: guerra e morti ammazzati.
Attualmente per quanto riguarda la mafia siciliana mancano all'appello: Vito Badalamenti, figlio del più famoso Don Tano Badalamenti re di Cinisi. Si dice sia in Brasile o in Australia. Assieme a lui manca all'appello Matteo Messina Danaro, già capo della provincia di trapani, da molti pentiti considerato attore di rilievo nella trattativa del 92-93 tra cosa nostra e lo stato e con tutta probabilità attuale boss dei boss. Come principale competenza professionale il caro Matteo vanta solide relazioni e capacità di negoziazione con tutti i principali cartelli sudamericani attivi nel commercio di cocaina. Non è un caso che l'FBI lo cerchi da anni.
Chiudono l'elenco Motisi Giovanni ricercato per omicidi e strage e Giovanni Arena.

Poi è arrivato Saviano e il mondo in pochi mesi è venuto a conoscenza della mafia casalese. Gente che riforniva di AK-47 i ruandesi durante la guerra civile, tanto per capirci. Chi li conosceva prima?
Dei casalesi risulta ancora latitante Michele Zagaria, considerato l'attuale leader ammesso che Sandokan Schiavone non riesca a governare dal carcere. Di Mario Caterino io stesso saprei dirvi ben poco, se non che anche lui è affiliato ai casalesi e deve scontare un ergastolo per omicidio.
Sempre in ambito camorra abbiamo il giovane Marco di Lauro, figlio di Paolo, boss dei boss di Secondigliano. Ma anche, da non dimenticare, il fedelissimo di Raffaele Cutolo: Pasquale Scotti detto O' collier.

Se parliamo di 'Ndrangheta parliamo di qualcosa di davvero inconsistente... le vicende della mafia calabrese, come i suoi volti e la sua presenza, sono senza dubbio le meno conosciute e comprese. Di conseguenza non deve sorprendere se sono pochi quelli che sono in grado di classificare questa organizzazione criminale come la più pericolosa in assoluto nel nostro paese e come una delle più potenti al mondo. Tendenzialmente le persone associano a una realtà criminale una determinata zona geografica. Molti quindi se parlano di 'ndrangheta pensano alla calabria; molti (ma solo dopo la strage di Duisburg) conoscono la diffusione in Germania delle 'ndrine; alcuni sono a conoscenza di "feudi" lombardi o liguri; pochissimi sanno che il suo giro d'affari stimato da Eurispes nel 2008 è di 44 miliardi di euro, che oltre a gestire traffici internazionali di cocaina (dal sudamerica fino in italia passando dall'africa o dalla spagna) sono in grado di smaltire rifiuti tossici in Somalia e in Kenya, controllare traffici di diamanti in Sud Africa o fornire armi al Congo in cambio di Coltan (minerale rarissimo e utilissimo in elettronica).
Per un'idea di come è strutturata militarmente la 'Ndrangheta, per conoscere meglio cultura e storia di questo cancro invisibile vi suggerisco di seguire questo sito http://www.stopndrangheta.it.

Tra i volti dell'organizzazione calabrese più ricercati abbiamo: Domenico Condello, cugino di Pasquale Condello (fino al suo arresto nel 2008 numero uno dell'Organizzazione), Sebastiano Pelle, Michele Varano e Giuseppe Giorgi.

Che senso ha elencare dei latitanti in un post? Forse nessuno. Forse però è solo iniziando a parlare di certe realtà e di certe persone che permetteremo a tutti di avere un'idea reale di quello che significa mafia nel nostro paese. Parliamone.